Pensione integrativa: prima cominci, (PIU’) Guadagni!
Il mondo del lavoro e della pensione è cambiato (per sempre) qui ti spiego cosa dovresti fare.
Dal 1 Gennaio 1995 il mondo del lavoro è cambiato (per sempre) si è passati infatti dal sistema retributivo a quello contributivo (di questo ne hai già sentito parlare), ma fare un piccolo ripasso non guasta mai! Questo è un argomento molto articolato e non se ne sa mai abbastanza, come dicevo, dal ‘95 ad oggi sono cambiate parecchie cose.
Come si calcola oggi la pensione
Oggi i sistemi di calcolo della pensione sono cambiati. Una volta un lavoratore poteva ragionevolmente supporre di andare in pensione con circa il 80% dell’ultima retribuzione netta, oggi sappi che:
Non è più così, i sistemi di calcolo sono cambiati!
- Sono state innalzate le età richieste per andare in pensione e l’anzianità contributiva minima;
- l’importo della pensione viene collegato:
a) All’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa e non più alle ultime retribuzioni percepite
b) Alla crescita del PIL
c) Alla durata media del periodo di pagamento della pensione (la cosiddetta “speranza di vita”, al momento del pensionamento);
- la pensione viene rivalutata unicamente sulla base dell’inflazione e non più in base all’aumento delle retribuzioni;
- Il tasso di sostituzione della previdenza obbligatoria si è progressivamente ridotto.
Tali modifiche fanno sì che le nuove pensioni saranno via via più basse, in rapporto all’ultima retribuzione percepita.
E’ ragionevole supporre che chi ha cominciato a lavorare dopo il 1 gennaio 1995
Andrà in pensione con circa il 50% dell’ultima retribuzione, quindi comincia pure a farti due conti…
E ricorda che se da un lato è vero che non avremo più le spese, tipo: il mutuo, le spese di trasferimento per andare e tornare dal lavoro, dovremo aggiungere i divertimenti come cinema, vacanze, ristoranti, pizzerie, discoteche ecc. per affrontare al meglio la nuova vita e tenere presente che potrebbero occorrere medicine, analisi ecc.
La situazione per i giovani
Bisogna però rendersi conto che il tema della previdenza complementare oggi tocca tutti, sia chi ha già alle spalle molti anni di lavoro, ma per la pensione deve aspettare ancora, e potrebbe trovarsi, alla fine, con dei gap inaspettati fra l’attuale stipendio e l’assegno che riceverà; sia i più giovani, che, com’è comprensibile, vedono la previdenza come un problema lontano, sono fatalisti, o più semplicemente hanno un reddito ridotto e si trovano in un’età dove le spese più urgenti sono altre (l’acquisto dell’auto, della casa, la costruzione della propria famiglia).
Le prospettive pensionistiche delle giovani generazioni che hanno iniziato a svolgere la propria attività lavorativa dopo il 1996 (ovvero dei lavoratori la cui pensione sarà calcolata con il metodo contributivo e non più retributivo) sono infatti decisamente preoccupanti, considerando che:
Si stima un importo pensionistico “pubblico” pari ad appena il 50% dell’ultima retribuzione e al 40% per i giovani con una storia contributiva “spezzettata”.
Tuttavia, nonostante tali evidenti criticità, soltanto il 28% dei giovani si è costruito una previdenza integrativa. (fonte EURES).
Ecco il grafico per capire meglio:
L’adesione a un fondo pensione consentirebbe ai giovani di diversificare il proprio rischio previdenziale godendo al contempo di tutta una serie di benefici, ad esempio la possibilità di accedere alle anticipazioni del 75% per l’acquisto della prima casa, o beni materiali ed immateriali con le anticipazioni fino al 30 % per “ulteriori esigenze”.
Non pensare che tu debba accantonare grandi cifre, bastano piccole somme ogni mese per un lungo periodo! Il bicchiere si riempie con tante piccole gocce!
Pensare alla propria pensione fin da giovani è conveniente anche per sfruttare al massimo i benefici fiscali
- I versamenti saranno tassati fino al 9%, invece che il 15% fisso, se si maturano 35 anni di anzianità d’inscrizione ad un Fondo Pensione
- I redditi assoggettati alle aliquote IRPEF, partono dal 24%, sino al 44%. Deducibilità fino a 5.164,27 € per anno.
Cosa significa aderire ad un fondo pensione integrativa?
Aderire alla previdenza complementare significa accantonare regolarmente una parte dei risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una pensione che si aggiunga a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria e quindi costruire un miglior tenore di vita futuro. Crearsi quindi un fondo pensione personale!
Chi può aderire al fondo pensione?
Ora ti chiederai chi possa aderire alla previdenza completare.
Ricorda che l’adesione è una scelta libera e volontaria ( io aggiungo “vivamente consigliata”!)
Possono aderire:
- Lavoratori dipendenti;
- Lavoratori autonomi o liberi professionisti;
- Lavoratori a progetto, occasionali ecc.
- Soggetti fiscalmente a carico (anche minori)
- Anche chi non svolge attività lavorativa (I tuoi figli)
Vorrei soffermarmi su quest’ultimo punto, perché infatti anche i genitori possono poi avere un ruolo previdenziale di sostegno a beneficio dei figli, se non lavoratori.
Attivare un piano previdenziale ad un figlio significa tracciargli un percorso previdenziale che lo accompagnerà fino al pensionamento; questo ha anche uno scopo educativo, perché si insegna ai figli il valore del risparmio e i genitori potranno godere delle agevolazioni fiscali (il genitore deduce i contributi versati anche per i familiari a carico fino al limite annuo di 5.164,57 euro). Quando il figlio o la figlia diventerà autonomo dal punto di vista economico potrà assumere, o lo stesso piano previdenziale avviato dal genitore, o trasferirlo al fondo pensione contrattuale che discende dalla propria attività lavorativa.
Le tipologie di contributi previste sono:
- Il contributo del lavoratore;
- Il contributo del datore di lavoro;
- Il conferimento del TFR (Trattamento di fine rapporto).
A questo fondo possono confluire:
- TFR (leggi questo post per approfondire il discorso)
- Contributi volontari
Cos’è il TFR (Trattamento di fine rapporto)?:
Il trattamento di fine rapporto (anche conosciuto come “liquidazione”) è la somma che viene corrisposta dal datore di lavoro al termine del rapporto di lavoro dipendente;
Come viene calcolato il TFR?
- accantonando per ciascun anno di servizio una quota pari al 6,91 % dell’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso;
- rivalutando la somma accantonata, con esclusione della quota maturata nell’anno: sulla base di un tasso costituito dall’1,5 per cento in misura fissa;
- sommando il 75% dell’aumento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo, rilevato a dicembre dell’anno precedente.
- Ricordati che invece i fondi pensioni con una diversificazione bilanciata, rendono un 3,5% – 4% annuo composto
Settore privato Vs settore pubblico?
Un dipendente del settore privato, che entra per la prima volta nel mercato del lavoro, è chiamato a decidere cosa fare del proprio TFR entro sei mesi dall’assunzione, scegliendo una tra le seguenti alternative:
- destinare in via definitiva* a una forma pensionistica complementare le quote del TFR ancora da maturare
- lasciare il TFR presso il datore di lavoro e decidere in un secondo momento di destinare alla previdenza complementare il TFR futuro**;
- non effettuare alcuna scelta in modo esplicito: il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto di lavoro, altrimenti, viene versato a Fondi INPS, la forma pensionistica complementare appositamente costituita presso l’INPS.
* La scelta di destinare il TFR a forma pensionistica complementare non è reversibile.
** Il TFR maturato fino a quel momento resta comunque accantonato presso il datore di lavoro e sarà liquidato alla fine del rapporto di lavoro.
Un dipendente pubblico, al quale si applica il regime del TFR, può scegliere di destinare il TFR alla previdenza complementare solo se esiste un fondo pensione di riferimento per la sua categoria.

Vantaggi di versare il TFR in un fondo pensione rispetto al TFR in busta paga
Il tempo è un tuo amico!
Il tempo è un nostro alleato! Si, perché maggiore sarà il tempo che avremo a disposizione prima di andare in pensione, maggiori saranno le chance di riuscire ad accantonare, anche con minore sforzo cifre considerevoli che ci consentiranno di poter usufruire di una rendita maggiore (come ho già scritto qui)
A parità di versamento otterrò maggiori benefici e maggiore sarà il tempo che mi separa dalla pensione.
CONCLUSIONE
Oggi non è più tempo per indugiare, smettila di girarci intorno, devi agire che ti piaccia o no, la situazione è questa. Ma non tutto è perduto, costruirsi una rendita è possibile, organizzando in maniera razionale le proprie risorse, anche quando pensi di non averne, sappi che è possibile non mi credi?
Adesso però mi devi dire la tua, ritieni la previdenza integrativa una cosa buona per te, per la tua famiglia oppure pensi che continuare a versare i contributi solo all’INPS sia sufficiente a garantire un tenore di vita adeguato in futuro?
Rispondi a questa domanda:
Per iniziare la tua nuova vita da pensionato, di quanti soldi avresti bisogno?

Giulio Zaccarelli

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