V.aR. di adeguatezza: tutto quello che devi sapere (il Valore a Rischio)
I rischi dell’investimento sono svariati, ma concentriamoci sul RISCHIO DI MERCATO, vale a dire il rischio di subire perdite a causa delle variazioni dei prezzi o dell’andamento generale del mercato. Per valutare il rischio di mercato esiste un indicatore chiamato VaR, acronimo di Valore a rischio (Value at Risk).
Il VaR indica la massima probabilità di perdita di valore di un portafoglio di strumenti finanziari, in condizioni di mercato normali. Il valore a rischio tiene conto di uno specifico orizzonte temporale (spesso calcolato su di 1 giorno).
Con il VAR ci si pone per esempio la seguente domanda: con una probabilità del 99%, di quanto potrà essere la mia perdita potenziale che si potrà verificare la settimana prossima?
La risposta è la volatilità, infatti il rischio di mercato si può misurare non solo con il VaR, ma anche con la variabilità dei tassi di rendimento e dei prezzi, quindi se sale la volatilità e/o il VaR, sale il rischio di mercato.
Esempio: Un titolo con un prezzo che subisce oscillazioni più evidenti viene considerato più rischioso di un titolo che presenta una variabilità del prezzo più contenuta.
Ogni strumento finanziario possiede uno specifico VaR chiamato anche Var di adeguatezza, la media ponderata dei singoli VaR rappresentata dai singoli titoli presenti in un portafoglio tipo, rappresenteranno il nostro VaR di adeguatezza.
Cosa a che fare con te? Molto direi, perché riprende il discorso del questionario di adeguatezza (di cui ti parlo in questo articolo)
Infatti nel questionario di adeguatezza, la banca, presso cui offro la mia collaborazione, utilizza appunto questo sistema per garantire la tutela all’investitore/risparmiatore.
Il risultato delle risposte fornite nel questionario si concretizza infatti con un numero definito appunto VaR di adeguatezza. Questo numero rappresenta la perdita massima sostenibile dal titolare a cui possa andare incontro senza andare in difficoltà.
Nel mio caso ci si riferisce ad un Var a 3 mesi, quindi per avere la nostra effettiva capacità di sopportazione ad 1 anno, dovremo fare una piccola moltiplicazione. La formula è:
Var * 4 dove 4 sono i trimestri in 1 anno.
la 4 = 2
quindi non ci resta che fare una semplice moltiplicazione
Var (quello del questionario) * 2 = Var effettivo
Ora cosa succede? Ogni strumento finanziario possiede il suo Var e la media ponderata dei singoli VaR presenti determina il VaR dell’intero portafoglio.
La tutela consiste nel fare in modo di costruire un portafoglio che come VaR complessivo che non superi mai il VaR di adeguatezza da te accettato.
Il mio lavoro passa da una pianificazione verticale composta da 6 aree di bisogno:
- Tutela patrimoniale (per proteggere il tuo patrimonio da avvenimenti inattesi)
- Liquidità (per rispondere ad ogni esigenza quotidiana dei prossimi 18 mesi). In questo caso il V.a.R è pari a zero, perchè non ci può essere rischio di variabilità.
- Riserva (per coprire le necessità che si intravedono nei prossimi 3 anni, esempio: cambio auto, cambio arredamento e similari). In questo caso il V.a R. non può essere superiore al 2%.
- Investimento (per raggiungere i tuoi obiettivi fra i 5 e i 7 anni), in questo caso il V.a R. può essere tra il 5 e il 7,5%.
- Previdenza (se tu fossi in pensione oggi, quanto soldi ti servirebbero?). E’ opportuno accantonare piccole cifre, accettando dei V.a R. dal 15 al 25%.
- Extra rendimento (è facoltativo o lasciato all’iniziativa personale – gli investimenti sono scelti singolarmente da te). In questo caso il var varia dal 25 al 40%.

La somma di tutti i VaR medi che compongono questa piramide, non deve eccedere dal budget di rischio del profilo d’investimento.
Inoltre, è opportuno che il consulente utilizzi al meglio il budget di rischio disponibile per ottimizzare i risultati possibili. Quindi, avvenuto lo scambio di informazioni tra cliente e consulente (questionario di profilatura), quest’ultimo dovrà utilizzare il budget previsto dal profilo.
Facciamo un esempio: il cliente ha un profilo equilibrato, un budget di rischio di 9,5% e il consulente ne utilizza solo il 4,5%, questo può portare ad un danno economico, perché si è utilizzato un valore a rischio troppo basso.
Come nel caso del questionario di adeguatezza, il consulente potrebbe fare il furbetto ed eccedere il valore del tuo V.a R.. Anche nel caso in cui il promotore ecceda per “difetto”, l’intermediario finanziario lo allerta per il difetto di utilizzo.
Proseguendo nel mio percorso con il cliente, dovrò poi prestare sempre molta attenzione alle sue esigenze e a controllare il rischio.
Per tenere sotto controllo entrambi gli obiettivi, devo passare attraverso un processo composto da 4 fasi:
- DIAGNOSI (si, come dal medico!) – si analizza il tuo patrimonio finanziario e quello immobiliare e il controllo del rischio complessivo.
- PIANIFICAZIONE – si concentra sulla distribuzione del patrimonio del cliente nelle varie aree di bisogno (vedi la Piramide), in funzione delle sue esigenze, si definisce il livello di rischio e dell’orizzonte temporale per ciascuna area di bisogno.
- PROPOSTA– si costruisce il portafoglio, applicando la strategia dell’”asset allocation” e trovando soluzioni consigliate coerenti con i livelli di rischio e orizzonte temporale definito e si verifica l’adeguatezza per singola area sul portafoglio complessivo.
- MONITORAGGIO – lo dice la parola stessa, verifica! Quindi, si monitora l’evoluzione delle esigenze, la valutazione di adeguatezza, i risultati ottenuti per area di bisogno in termini di rischio e rendimento e sistema di alerting (sia positivo che negativo) sul singolo progetto del cliente o sulle aree investimento. Ovviamente, il mio cliente avrà una reportistica che invierò direttamente, ogni trimestre.
Adesso tocca a te, dimmi la tua, pensi che il concetto di V.A.R. e la pianificazione che ti ho descritto, possano esserti utili per organizzare i tuoi risparmi?

Giulio Zaccarelli

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